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venerdì, settembre 15, 2006

Sul Libano (un po' in ritardo)

Ripubblico, per una volta che mi riesce di elaborare un testo che vada oltre le 5 righe, una risposta che ho scritto qualche tempo fa al blog di Matteo Bordone, condutture di Dispenser.
Le risposte puntuali hanno senso solo dopo aver letto l'altro articolo, il prologo invece può essere letto anche a se.

Il post originale era questo.

Israele ha perso
.
Israele ha perso sia dal punto di vista strattamente militare che da quello politico.
Ha perso militarmente perchè ha cercato di combattere una guerra secondo lo stesso paradigma con cui si sono combattute le guerre fino alla fine della guerra fredda, lo stesso paradigma che gli americani hanno applicato, in maniera palesemente fallimentare, in iraq e in afghanistan: la contrapposizione di due paesi ben definiti, con una infrastruttura e dei confini definiti.

Quella di questa estate non era la guerra fra due stati, per quanto sia stata chiamata "la guerra in libano", non era una guerra dello stato israeliano contro lo stato libanese, era la guerra dello stato israeliano contro una realtà, presente sul suolo libanese, che non era uno stato, ma una amalgama di piccole unità, collegate fra loro in maniera più o meno formale, non strettamente legate a strutture definite (come basi militari, caserme, etc.) ne organizzata secondo gli schemi con cui sono organizzate le forze militari occidentali.
Per questo la campagna militare israeliana, basata sulla distruzione sistematica da parte dell'aereonautica delle infrastrutture del paese ha sostanzialmente fallito quello che era, almeno secondo le dichiarazioni, il proprio obiettivo: la distruzione delle postazioni missilistiche di hezbollah. Se è probabile che siano riusciti a distruggere le postazioni missilistiche, meno mobili, più a lungo raggio si stima che non siano riusciti ad eliminare più del 30% dei lanciarazzi katyusha.
Israele ha perso militarmente perchè non è riuscito a liberare i due soldati prigionieri di hezbollah.
Israele ha perso militarmente perchè il governo non ha potuto permettersi di continuare a pagare, con l'opinione pubblica, il prezzo di un continuo stillicidio di morti fra le proprie fila, soprattutto fra quei riservisti (gente "comune", con un lavoro, quella che fa andare avanti la società) che sono risultati essere male addestrati, male equipaggiati e comandati da una leadership che è parsa essere piuttosto dilettantesca.

Alla sconfitta militare è seguita la sconfitta politica, sia sul piano interno che su quello estero. Internamente la sconfitta è costata molto in termini di consenso a chi la guerra l'ha voluta. Sul piano estero Israele non è riuscito a scalfire nemmeno superficialmente la struttura di comando di hezbollah, non è riuscito ad eliminare nessuno dei personaggi chiave del partito di dio (e, se anche vi fosse riuscito, non avrebbe ottenuto grandi risultati, per via della natura stessa dell'organizzazione). Per contro quello che ha ottenuto dalla campagna militare è stato di dare a tutto il mondo arabo la dimostrazione che è possibile resistere all'"offensiva dell'occidente", che è possibile fermare il 3° esercito meglio armato nel mondo con semplici tattiche di guerriglia. Quello che ha ottenuto è stata la deligittimazione del governo libanese ed il trasferimento del potere da questo alla leadership di hezbollah, che dallo scontro è uscita innegabilmente più forte. La distruzione dell'intera infrastruttura del paese ha avuto moltiplici effetti negativi: ha reso evidente a tutto il mondo arabo che "israele è il male" (intendo che ora è molto più facile puntargli il dito contro), ha reso molto più dura e difficile la vita della popolazione libanese (e si sa che nella povertà le idee più estremiste trovano un fertile terreno di cultura) e ha dato ad hezbollah un'ulteriore possibilità di affermazione (visto che in molti casi è stata proprio hezbollah ad impegnarsi nella ricostruzione delle infrastrutture).

L'unico dubbio risultato che Israele è riuscito ad ottenere è quello di avere una forza di interposizione che farà da cuscinetto fra le due parti, ma il mandato di questa forza è ancora molto fumoso e non si sa quanto potrà essere efficace. La presenza stessa di questa forza di interposizione è stata, da un certo punto di vista, anche molto rischiosa: ipotizziamo uno scenario in cui al posto di francesi ed italiani ci fossero stati degli americani, qualsiasi tipo di attacco nei confronti della forza di interposizione sarebbe probabilmente stato visto come una provocazione iraniana/siriana nei confronti degli usa, con tutto quello che ne consegue.

Lasciando da parte questo colossale prologo, rispondo alle tue domande:

1. la reazione è stata sproporzionata per i motivi che ho già descritto, a fronte del rapimento di due soldati si sono lanciati in un'offensiva mirata alla distruzione dell'infrastruttura di un intero paese. una reazione proporzionata avrebbe potuto essere, ad esempio, la cattura di esponenti di hezbollah, da usare come merce di scambio. oppure avrebbe potuto essere un'azione mirata alla liberazione dei due soldati catturati (sono piuttosto dubbioso del fatto che l'intelligence israeliana non fosse in grado di scoprirne l'ubicazione). di sicuro la distruzione sistematica e l'invasione militare di una nazione sovrana non sono una risposta equilibrata.

2. credo che questa domanda sia la stessa che si stanno ponendo tutte le persone dotate di intelligenza (quelli che si sono resi conto che la guerra ora è diversa da come era 40 anni fa) che fanno parte delle forze armate di mezzo pianeta, quindi immagino che qualsiasi teoria possa uscire da qui sia piuttosto limitata.
ad ogni modo, mi permetto di azzardare un'idea: bisogna abbandonare l'idea che è possibile combattere in una situazione del genere appoggiandosi solo ed esclusivamente agli attacchi aerei. per combattere quel genere di nemico bisogna ristrutturare le forze armate e portarle ad operare in piccoli gruppi di soldati armati con armi leggere: infiltrare queste unità nel "territorio nemico" (quando questo sia definibile) e lasciare che queste unità agiscano in maniera più indipendente, affidandosi più alla capacità di adattamento degli ufficiali di medio/basso livello, senza pensare che un generale, 300 km dietro al fronte (che è, di per se, un concetto superto) possa seguire e controllare con successo l'evolversi di una situazione così dinamica. in questo modo è possibile agire in maniera molto più flessibile, intervenendo laddove è davvero necessario, riuscendo, da una parte, a colpire in maniera più precisa (per quanto tecnologiche possano essere le bombe intelligenti un soldato a piedi sarà sempre e comunque più efficace nel discriminare un civile da un combattente, un deposito di armi dall'ambasciata cinese) e dall'altra a guadagnare un controllo del territorio che, dal cielo, è impossibile.
il problema di questo approccio è che è inevitabile avere un numero molto elevate di vittime fra le proprie forze e questo, ovviamente, è un prezzo che nessuna amministrazione è disposta a pagare.

3. le "molte" immagini e filmati che dici essere falsi non sono poi così tante.
non credo ci sia traccia di filmati falsificati e le immagini che sono state riconosciute false sono poche. il caso più eclatante è quello in cui un fotografo freelance libanese ha venduto alla reuters una foto in cui aveva moltiplicato, in maniera molto grossolana, le colonne di fumo in un panorama di beirut (http://jwz.livejournal.com/672140.html oppure http://www.youtube.com/watch?v=dJ5Rj4yBGdU). Una cosa diversa sono le foto che ritraggono la strage di bambini di dell'inizio della guerra (purtroppo non ricordo il nome della città) in cui il fotografo è stato accusato di aver costruito ad arte la scena, prestandosi ad un gioco di propaganda da parte di hezbollah. La difesa del fotografo è che l'esposizione dei corpi dei bambini non è stata una mozza propagandistica calcolata e preparata a freddo, ma una reazione molto comune nel mondo arabo (e, pensando a molte immagini viste negli scorsi anni, personalmente, trovo che sia una spiegazione ragionevole).
è vero ci sono stati diversi altri casi in cui delle immagini sono state presentate in un contesto diverso da quello in cui sono state prese (ad esempio "flares" di un F16 della IDF fatti passare per missili e cose simili) ma non credo che sia onesto cercare di delegittimare in questo modo tutte le immagini provenienti dal libano.
se siete interessati ad una raccolta di immagini (che ritraggono i danni "da entrambe le parti") potete guardare le gallerie della associated press del mese di luglio:
http://cryptome.org/cdphotos.htm
ovviamente le gallerie sono decisamente NSFW.
per quanto riguarda lo sbilanciamento dei reportage delle vittime di una e dell'altra parte sinceramente non so come sia stata la situazione italiana, ho smesso di ritenerli attendibili, per quanto riguarda le questioni internazionali, da un po' di tempo. sulla stampa estera mi è sembrato che la cosa fosse trattata in maniera abbastanza bilanciata, portando testimonianza da entrambe le parti.
teniamo comunque presente che la situazione era davvero assolutamente asimmetrica: da una parte c'era una delle forze armate più potenti del mondo che bombardava con armi con un potenziale distruttivo decisamente più elevato la capitale del libano e colpiva qualsiasi mezzo si muovesse sulle strade, dall'altra parte c'erano armi che erano per lo più incapaci di causare danni seri (non sto dicendo che lanciassero coriandoli, ovviamente) ed in grado di colpire, salvo i primi giorni, ad una distanza molto limitata dal confine fra libano ed israele.

d'altra parte anche i numeri sono significativi: 1600 civili libanesi uccisi contro 46 civili israeliani (http://en.wikipedia.org/wiki/Casualties_of_the_2006_Israel-Lebanon_conflict).
tutte le morti sono tragiche, nessuna di esse è "accettabile" o meritata o giusta.
ma se queste sono le proporzioni mi sembra che la maggiore diffusione delle immagini di una parte rispetto all'altra non sia indice di una colpevole manipolazione.

4. su questo, sinceramente, non saprei cosa dire, non sono ancora riuscito a documentarmi a sufficienza sulle risoluzioni dell'onu... sinceramente spero che la situazione migliori.

mi permetto, in chiusura, un commento su una cosa, visto che spesso vengo accusato di essere antisemita per aver espresso delle opinioni critiche sulla politica dello stato israeliano...
un'affermazione del tipo:
"In qualsiasi campo (economia, medicina, mondo dello spettacolo, giornalismo, ecc..) vi sono degli ebrei che eccellono: in percentuali molto più ampie che altre popolazioni. Da che cosa dipende questa marcia in più?"
mi sembra che abbia esattamente le stesse basi delle discriminazioni razziali che hanno portato all'olocausto. sostituite "eccellono" con "rubano" e "marcia in più" con "riprovevole atteggiamento" e ditemi se non suona esattamente come un proclama nazista.

stiamo molto attenti a cosa definiamo discriminazione...